Comincia
tutto a metà gennaio con un messaggio del mio amico Davide Simbad che dice:
“a marzo quelli di moto for peace vanno a Beirut….” Ho capito in quell’esatto
momento che avrei dovuto fare di tutto per non perdermi questa occasione.
Così è
stato. Il 1 marzo alle 18 sono a Roma , stracarico di bagagli, sogni e
voglia di vedere e conoscere. Il passaporto è pronto e vistato per la Siria,
manca il visto Libanese ma di quello (qualcuno dice) non c’è da
preoccuparsi…si farà in frontiera!
2
Marzo–Roma/Brindisi:
La mia moto segna 66266 km e tranne un cambio d’olio non ha subito
particolari attenzioni per il viaggio, ma io non sono preoccupato per lei.
Sò che ce la
farà.Alle 10
dopo aver incontrato alcuni giornalisti (tra
cui sky tg 24) si parte alla volta di Brindisi che raggiungiamo in
orario per l’imbarco delle 17. Ad attendermi alcuni amici di Brindisi (Sbike
e Sv con la piccola Alice) che contribuiscono alla causa regalandoci una
trentina di panini che ci serviranno per la cena di stasera. La nave salpa,
destinazione Patrasso.
3
marzo–
Patrasso/Atene: Tappa di trasferimento, con tanto di cambio di fuso
orario, da Patrasso ad Atene….D’altronde stanotte in nave si è “ballato un
bel po’”.
L’impatto è positivo, c’è il sole e si sta bene. Le strada che porta ad
Atene è splendida e costeggia il mare in più punti, qualche lavoro in corso
ci costringe a tenere d’occhio la strada in maniera più attenta e ad un
tratto sento Dino che in cuffia radio esclama: ”sembra la Salerno/Reggio
Calabria!” ed in effetti….
4
marzo–
Atene: Con appuntamenti e incontri istituzionali.
Visita dell’Acropoli (che ho già visitato almeno 3 volte) e giretto per
la bella ma super inquinata Atene. Inizio a sentirmi spossato e stanco (a 3
soli giorni dalla partenza?) la moto invece sta alla grande!
5
marzo–
Atene/Meteore: Ora, io ero già stato alle meteore e mi ricordo che
promisi a me stesso che sarei tornato in moto in quell’angolo di paradiso
e…così è stato. Che bello pensare una cosa e dopo qualche tempo (senza
nemmeno troppo impegno) vederla realizzata. Ma che mi sarà preso? Continuo a
stare male, ho freddo e sono inappetente (incredibile)…I ragazzi hanno fatto
la pasta ed io ne ho mangiato solo una forchettata…sarà l’influenza?
Stanotte si dorme in campeggio nei pressi di Kalambaka (siamo in mezzo alle
meteore…che spettacolo)
6
marzo-
Meteore/ Salonicco: Dopo una bella ingrassata alla catena e una
controllata generale alla moto si parte destinazione Salonicco (nord della
Grecia). Giornata grigia, giusto il tempo di vedere
un negozio dal nome significativo e scopro che l’influenza era la causa
di tutta la stanchezza e del freddo che sentivo. Il mio 38 di febbre fa
intervenire anche Aldo (il medico della spedizione) che tassativamente mi
vieta di guidare la moto. E’ così che Lorenzo guiderà la mia africa domani
dalla Grecia alla Turchia.
7
marzo–
Salonicco Istanbul: La febbre e l’influenza si fanno sentire ancora con
tutti i sintomi possibili (che in viaggio sono ancora più fastidiosi). La
partenza da Salonicco non promette per niente bene… 2°C e molto vento ma
almeno non piove. Do le chiavi della moto a Lorenzo, mi faccio dare la
chiavi della Subaru e siamo pronti a partire… Dopo pochi km però inizia a
piovere e purtroppo non la smetterà più fino ad Istanbul. Verso pranzo siamo
in dogana, pronti per espletare tutte le formalità e per pagare i 10 dollari
del visto che permette l’accesso illimitato al paese per 3 mesi.
La frontiera è quella di KIPI e l’accoglienza è davvero buona. Nell’attesa
ci offrono tè caldo e ci fanno stare in una stanza che è calda e asciutta,
quello che ci vuole in una giornata di pioggia come questa.
Risolviamo tutto e ripartiamo (dopo aver registrato i mezzi sul
passaporto)…purtroppo, come detto, non smetterà più di piovere fino ad
Istanbul dove arriveremo soltanto alle 23.
Le strade (almeno in questo tratto) sono davvero pessime e lo stile di guida
è degno della mia Napoli.
8
marzo-
Istanbul: Freddo, freddo, freddo….di prendere la moto(con la mia febbre
che persiste) nemmeno l’idea. Prendiamo quindi un pulmino e iniziamo un giro
turistico della città partendo dal TOPKAPI. Ne avevo sempre sentito parlare
ed in effetti visitarlo vale davvero a pena, forse si può addirittura dire
di non essere stati ad Istanbul se non si è visto questo posto incantevole.
Il freddo è pungente e anche dalle
foto si capisce! Il giro continua alla
moschea che, almeno a me, regala sempre grandi emozioni. La bellezza è
unica anche se io continuo a pensare che forse bisogna visitare la Turchia a
luglio e non con la neve a marzo
J
La visita prevede una sosta al museo (ex chiesa ed ex moschea) di S. Sofia e
poi ad alcune
cisterne romane stupende.
Un grazie speciale alla polizia Turca così gentile ed ospitale, in
particolare ai loro motociclisti su
fiammanti bmw Gs 1200!
A cena non voglio mangiare niente e Aldo (il medico) un po’ si preoccupa per
me…Mi prescrive degli antibiotici che mi aiuteranno a stare meglio.
9
marzo–
Istanbul/Ankara: Prima di partire per questo viaggio Silvia (moglie di
Ermanno e grande viaggiatrice) mi aveva detto: “vedrai che sull’altopiano
anatolico troveremo la neve…” Io un po’ per scaramanzia un po’ per
napoletanità non ci ho mai voluto credere fino a quando non abbiamo
attraversato il ponte che collega l’Europa all’Asia con delle grandi
fiocchettate di neve a darci il benvenuto nel nuovo continente…
La temperatura è arrivata a meno 10° e quando eravamo lassù ho sofferto
davvero tanto il freddo e ad un certo punto ho avuto la sensazione che le
mie dita non fossero più dove la natura le aveva messe…è così che tra
scaldini chimici e massaggi per far circolare il sangue sono riuscito a
ripartire.Mammamia che freddo!!!!!Brrrr.Molte moto al rifornimento hanno
avuto il “classico” problema delle chiavi congelate nel blocchetto di
sterzo…E’ bastata una goccia di anticongelante et voilà, tutto risolto. La
neve continua a cadere e ho mille difficoltà per riuscire a vedere la
strada. Tra la visiera appannata e neve “incollata” al casco non si vede
niente!
10
marzo-
Ankara: Sono troppo felice perché oggi mi sento meglio e perché fuori
c’è il sole…..Peccato che la temperatura sia sempre di
-2°C e che per il
freddo si siano gelati i gommini del pl laterale. Passiamo il giorno a
visitare la capitale e i suoi monumenti. Il primo e più importante è
sicuramente quello di Ataturk “il padre della Turchia”. Tra le foto degli
ospiti c’è anche quella di Ciampi che è stato qui non più tardi di qualche
mese fa.
Facciamo un giro della città che all’inizio mi sembrava grigia e vuota ma
che in realtà si rivela essere colorata e piena di giovani.
Resto colpito positivamente e ce ne torniamo in albergo pensando che
comunque siamo ad Ankara e ci siamo arrivati con le nostre mitiche moto.
11
marzo–
Ankara/Konya/Mersin: Siamo 14 persone, 9 moto 1 furgone e una macchina
di supporto e con già 2000 km senza un problema….Era sicuro che qualcosa
succedesse. Oggi è successo. Per fortuna niente di grave, solo la rottura
del radiatore della Caponord di Roberto che però viene subito riparata con
un po’ di “Turafall” (liquido magico che occlude i piccoli fori nel
radiatore). Si riparte dando sempre un occhio al livello dell’acqua del
radiatore di Roberto e a metà strada si fa sosta a Konya dove riusciamo a
parcheggiare solo sul marciapiede.
L’arrivo a Mersin mi mette di buon umore visto che siamo a due passi dal
mare e il clima è molto più gradevole di quello incontrato i giorni scorsi.
Festeggiamo con una birra e ascoltiamo tutta la sera canzoni turche intonate
da un
simpaticissimo personaggio.
12
Marzo–
Mersin/Aleppo: Non stò più nella pelle….è da una settimana che
viaggiamo in Turchia e non vedevo l’ora di entrare in Siria. Ogni km in più
è un km che ci avvicina alla frontiera Siriana. L’aspetto della Turchia è
molto cambiato da quando eravamo ad Istanbul, qui è tutto diverso.
L’atmosfera è molto diversa e forse la vicinanza con gli arabi influenza
questa parte a sud della Turchia. Ci siamo, scortati da una vecchissima
renault della polizia (che si vede anche nello sfondo della foto qui a
fianco) arriviamo in frontiera.
Siamo convinti, avendo già i visti, di passare in un tempo ragionavole. In
realtà non è così! L’uscita dalla Turchia risulta piuttosto facile (anche
perché da queste parti non si vedono spesso 9 moto di una spedizione
Italiana). Il problema sorge in Siria. Arriviamo verso le 12 e tra una
pratica e l’altra (tra cui un carissimo carnet de passage) si fanno le 18 ed
ormai è buio. Dino (il capospedizione) è, giustamente, incazzatissimo per il
tempo perso e per il subdolo tentativo di un funzionario di dogana di
ricevere una “mazzetta”. Va detto che è prassi comune da queste parti ungere
un po’, anche se in effetti non è bello pagare tutto e vedersi richiedere
altri soldi (soprattutto quando si ha tutto in regola).
Nonostante
tutto siamo in Siria!
Con il
buio ci incamminiamo verso Aleppo dove al nostro arrivo ci aspetta una
calorosissima piccola folla di persone che stazionano davanti al nostro
albergo letteralmente estasiati dalle nostre moto. Più tardi scopriremo che
tutta l’attenzione a noi destinata è solo “merito” del fatto che in Siria
non esistono moto di grossa cilindrata. C’è talmente tanta gente vicino alle
moto che deve intervenire la polizia e far allontanare tutti.
Scarichiamo i bagagli nell’hotel dove alloggiamo (che è al centro della
città nuova) e dopo una cena (ottima) io, Marco e Cristian ce ne andiamo
nell’Hammam più bello della Siria il Yalbougha an-nasry nei pressi della
cittadella.
Il bagno turco è di sicuro una esperienza che va fatta (almeno una volta
nella vita). Contrattiamo nel prezzo del bagno turco anche una corsa in Taxi
fino al nostro hotel (dove la polizia ha messo una pattuglia a controllo dei
nostri mezzi) verso mezzanotte e mezza siamo già a nanna.
13 marzo–
Aleppo/ Beirut: La mattinata inizia con la constatazione che c’è
ancora tantissima gente ad “ammirare”
le moto e la jeep parcheggiate di fronte all’hotel. (nella foto alcuni di
noi con i poliziotti siriani davanti alla scritta che ricorda a tutti che
Aleppo è la “capitale della cultura islamica”)
La giornata continua
con
gli incontri istituzionali, nell’ufficio di fronte alla cittadella
incontriamo il Governatore e del Capo della Polizia.
Per la prima volta mi ritrovo a
tradurre
per un incontro
ufficiale dall’italiano all’inglese. Lo stesso fa il loro responsabile
dall’inglese all’arabo. La conversazione prosegue fino al momento dello
scambio dei doni che (come al solito) è molto bello. Finito l’incontro si và
a visitare
la cittadella
un posto incantevole dal quale si vede tutta Aleppo.
Si
riparte in direzione Libano. La strada scorre veloce e sono talmente felice
che canto a squarciagola sotto il casco… La benzina costa pochissimo e
cerchiamo di fare il pieno (anche delle taniche) prima di lasciare il paese.
La qualità della benzina è discutibile ma la mia africa twin beve tutto
senza problemi.
Sosta benzina,
pipì (nei pulitissimi bagni mediorientali), consultazione
carta geografica (di Ermanno) e via. In cuffia radio sento:”preparate i
passaporti…ci siamo manca poco alla frontiera!”. Arriviamo e “per magia”
riusciamo ad uscire dalla Siria in pochissimo tempo (dopo aver passato ore
all’ingresso). Eccoci in Libano. Qui ci aspettano (sanno della nostra
missione) e ci agevolano in tutto, controlli rapidi, cordialità e
soprattutto niente carnet de passage!
Un ottimo modo di darci il “welcome” in Libano.
Capiamo subito che le ferite della guerra civile sono ancora aperte quando
incontriamo molti soldati e innumerevoli posti di blocco sulla strada.
L’asfalto è in pessime condizioni e a volte i militari che ci accompagnano
ci fanno segni strani per indicarci delle voragini al centro della strada
(subito vengono ribattezzati segni del trikkeballakke)
J
Percorriamo
un lungomare e sogno pensando al fatto che siamo quasi arrivati a Beirut,
bellissimo! La strada è ancora lunga e si fa sera prima di arrivare a Beirut
ma fortunatamente la strada è davvero ottima e mi accorgo che la mia africa
“festeggia”
i suoi primi xx.000 km. Arriviamo alla caserma che ci ospiterà che è
alle porte di Beirut, ci buttiamo nelle
camerate e stanchissimi dopo cena ci buttiamo a letto.
14
marzo –Beirut:
Oggi
cominciamo ufficialmente gli incontri istituzionali per la consegna del
materiale che moto for peace ha preparato per i profughi dei campi di Sabra
e Chatila. Andiamo a Ghobeiri (comune vicinissimo a Beirut, sede dei campi)
e conosciamo il sindaco che con un filmato ci mostra i risultati ottenuti
nella sua circoscrizione in quanto a scuole, infrastrutture e aree verdi.
In
tarda mattinata ci muoviamo per un giretto nel centro di Beirut e sul
bellissimo lungomare conosciuto con il nome di Corniche e non siamo mai soli
grazie alla scorta dei militari Libanesi armati fino ai denti. Io sono
impaziente perché stasera cenerò per la prima volta con l’ambasciatore…E’ un
momento importante per noi.
Non ho mai conosciuto un ambasciatore, figurarsi se ci sono mai andato a
cena! Tiriamo fuori
le cose più eleganti
che abbiamo in valigia (ben poco, per me camicia e jeans) e ci
dirigiamo alla residenza dell’eminenza.
L’ambasciatore dott. Franco Mistretta ci accoglie nella sua residenza (una
villa fantastica di proprietà dello stato Italiano) e subito noto le foto
dell’eminenza con il Papa, con il presidente della Repubblica e con Madre
Teresa di Calcutta…Stasera
sarà una cena interessante penso tra me e me.
La
felicità si trasforma in estasi quando ci sediamo a tavola e iniziamo a
mangiare Italiano(cosa che non facevamo da giorni). Tutto squisito.
15
marzo –Beirut:
Oggi
incontri istituzionali che io non sono bravo a descrivere per cui…. (tratto
dal sito di moto for peace) “L’incontro
istituzionale più importante è per oggi.
Nella
palazzina comando delle Forze di Polizia al centro di Beirut ci attende il
Comandante Generale.
Nel cortile si sono schierati i motociclisti in uniforme, con le loro H.D.,
che ci danno il benvenuto.
Saliamo nella sala conferenze e seduti al tavolo abbiamo tutti i
responsabili della sicurezza
del Paese.
Anche il nostro Ambasciatore ha voluto onorarci della sua presenza.
Parole di
vivo apprezzamento
vengono pronunciate dal Comandante per la nostra missione. Nelle
suo discorso viene fuori tutta la voglia che il Paese ha di rinascere, di
rifiorire.
Non posso fare altro che ringraziare per tutto quello che ci hanno messo a
disposizione affinché il nostro soggiorno trascorra tranquillo e sicuro e
gli doniamo la nostra preziosa scultura”
16 marzo- Beirut
direzione sud Libano confine con Israele:
Stamane
dopo 2 giorni di incontri istituzionali e pioggia torrenziale riprendiamo la
moto con il sole e ci accingiamo a percorrere un centinaio di km a sud
direzione Naqoura dove c’è un contingente italiano che opera sotto l’elgida
dell’onu dal 1978.
I
km in direzione sud scorrono veloci il primo tratto (autostradale) poi
diventa quasi un calvario tra
posti di blocco, blindati e buche
che ci mettono in uno stato di forte attenzione mentre guidiamo.
Questo è quello che scrive Dino nel diario di bordo di moto for peace
descrivendo la scorta e la strada: “La
scorta è imponente: 3 motociclisti aprono il corteo con due fuoristrada di
punta, altra vettura in coda con ancora 3 motociclisti a chiudere. Copriamo
in brevissimo
tempo
il tratto di autostrada fino a Sidone. Passiamo su una strada secondaria, ed
è qui
che
invece si intensifica
la circolazione, causa le file interminabili di auto
ai numerosi posti di controllo. Filo spinato, sacchi di
sabbia, barriere in cemento, trincee sono la norma.”
Arriviamo alla base e per i militari Italiani è una festa. Ci invitano al
bar della base dove hanno preparato un piccolo aperitivo e ci portano nella
sala riunioni dove ci illustrano le attività che svolgono (moltissime di
vitale importanza per la popolazione).
Nel piazzale non resistiamo alla tentazione di scattare delle foto alle
nostre moto vicino ai “loro” elicotteri.
17 marzo Sabra e
Chatila:
Visitiamo quello che è possibile vedere dei campi profughi. E’ una cosa
straziante e il racconto di quelli che si sono addentrati è ancora peggiore.
Giriamo e rigiriamo non solo a Ghobeiri ma riusciamo anche a starcene per
un po’ nella capitale per fare un po’ di “shopping” e riuscire ad acquistare
degli splendidi manufatti Libanesi.
18 marzo
Libano/Siria/Turchia:
In
una sola giornata 3 frontiere e 670 km. Ai mototuristi potranno sembrare
pochi. Forse lo sono per gli standard e le strade europee, ma non per il
medioriente.
Le
file in dogana sono interminabili. I carnet de passage indispensabili. Le
targhe delle moto vengono scritte a penna sui passaporti che vengono vistati
dopo una lunga fila e solo dopo aver atteso con molta pazienza il nostro
turno.
Le
attese
sono
snervanti e pare sempre che manchi qualcosa (forse basterebbe qualche moneta
per velocizzare il tutto ma evitiamo questi comportamenti).
Le
strade sono incredibili ed il modo di guidare mi ricorda molto Napoli.
Per poco
un camion
(che aveva completamente invaso la nostra corsia) non ci buttava sotto!
In
Libano, Siria e Turchia vi consiglio di tenere sempre 100 occhi aperti su
strada perché è facile che qualcuno faccia una inversione ad “u” o
semplicemente si fermi in mezzo alla strada!
Il
sud della Turchia
(dopo oltre 12 ore di
viaggio) ci pare un miraggio e la sua spartana eleganza
ce la fa apparire come il posto più bello della terra.
Il
tempo di mangiare pane, miele, formaggio e una sorta di prosciutto e sono
già sotto le coperte.
19 marzo direzione
Antalya:
Oggi
la speranza è quella di fare una passeggiata. La tappa si prevede facile,
breve e senza impegni.
Sulla carta 450 km e nessun confine, dogana o montagna da attraversare. Ce
la possiamo fare. Il nostro entusiasmo viene frenato da un poliziotto locale
che ci dice che occorreranno più di dieci ore ad arrivare.
Io non lo prendo sul serio e parto insieme a tutti i miei compagni.
La
temperatura è gradevole. C’è il sole. Siamo vicini al mare e quasi di fronte
le coste di Cipro.
Tutto è perfetto fino a quando non ci imbattiamo, 100 km dopo, nella
pioggia, nelle curve e nelle strade (non proprio europee).
Dino tramite radio ci dice che gli ricorda la costiera amalfitana ed io nel
sottocasco sorrido pensando alle
mozzarelle e alle sfogliatelle lontane migliaia di km….Altro che costiera
amalfitana!
Ci
fermiamo per una sosta pranzo, benzina e pipì (forse tra le più lunghe del
viaggio….) e comprando del pane con pochi centesimi apriamo l’ennesima
scatoletta di tonno portata dall’Italia.
300 km circa e saremo in hotel.
20 marzo Pamukkale:
Un
sogno. Un posto incantato che a detta di chi c’è stato anni fa era ancora
più bello.
Non era nei piani di andarci ma onestamente non potevamo non approfittare
della bellezza del posto e delle sue acque termali (col freddo che
avevamo preso!).
La
sera MEGACENA tutti insieme e ne approfittiamo per brindare e rilassarci
pensando al fatto che, anche se siamo ancora in Turchia, il grosso è fatto!
21 marzo
Turchia/Grecia:
Partiamo
da Cesme, dove la sera prima eravamo arrivati, in direzione porto. Oggi due
traghetti ci aspettano. Quello da Cesme a Chios e quello da Chios al Pireo
(il porto di Atene).
La
prima è una traversata breve, di circa un’ora. Arrivati in terra Greca ci
disinfettano tutte le ruote delle moto e del furgone. Una prevenzione
sanitaria per l’Aviaria. Ci ispezionano i bagagli
manco fossimo terroristi e finalmente ci lasciano mettere piede in Europa.
Il
traghetto
che ci porterà al Pireo pare una bagnarola ma la stanchezza del viaggio è
troppa per mettersi
lì a pensare troppo.
Datemi un sacco a pelo e dei tappi per le orecchie, sono a pezzi!
22 marzo Grecia/Italia:
Il
nostro ultimo giorno di viaggio all’estero è uno spasso. Siamo rilassati,
riposati e ormai guidare in Europa ci pare un gioco da ragazzi.
Io
e Daniele ci allunghiamo al porto di Patrasso per recuperare i biglietti e
comprare un po’ di birre (circa venti!) e un po’ di roba da mangiare nella
traversata Grecia Italia.
Imbarchiamo, leghiamo le moto e dopo una doverosa doccia ci vediamo tutti in
sala relax per scambiarci opinioni e impressioni sui chilometri e le
esperienze appena vissute.
23 marzo ITALIA:
Arriviamo
a Brindisi con la consapevolezza che sarà ancora una giornata lunga. Circa
500 km ci attendono in direzione Roma. Arrivano notizie non positive sulle
condizioni meteo capitoline. Ma non è un problema per noi. Tute antiacqua ed
equipaggiamenti vari ci sono tutti.
Sosta pranzo a Cassino dove insieme a Cristian, Marco e gli altri credo di
aver mangiato almeno un chilo di pasta!
Ottimo il
cibo e il vino (anche se non possiamo assolutamente approfittarne, dobbiamo
ancora guidare. La conferenza stampa e i nostri amici/sostenitori ci
aspettano.
Arriviamo a Roma girando in sella alle stesse moto che solo una settimana
prima viaggiavano per le strade di Beirut. E’ una sensazione impagabile.
8.000 km circa in 20 giorni. Mille persone incontrate e avversità
meteorologiche di ogni tipo.
All’arrivo scarichiamo il furgone, trovo il mio amico Pilotino che viene a
salutarmi. Lui paga da bere a tutti gli eroi della missione in medioriente
però rimedia filtri aria e olio nuovi per la sua Aprilia Caponord.
Una esperienza che non dimenticherò mai, in sella alla più fedele delle
amiche.
0 commenti