- Questo topic ha 14 risposte, 12 partecipanti ed è stato aggiornato l'ultima volta 14 anni, 10 mesi fa da
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Scendo un altro po’ verso Vallombrosa, e la presenza dell’uomo (a parte l’asfalto) si fa nuovamente sentire non appena appare il Centro Didattico dell’Università, dove (come da iscrizione) dimorò il noto letterato inglese Milton.
Centro Didattico dal quale tento vanamente di fermare i colori del cielo e del quale catturo invece una bella collezione di piccoli pugnalini trasparenti messi lì a seccare da qualche improvvisato coltellinaio.
E’ un piccolo paradiso, anzi, un “Paradisino”.
E’ ormai bruzzico, e comincia a nevicare…di quella neve che attacca subito anche sull’umido. Dev’essere sottozero. Invio un paio di SMS a Ultimo e Diabolik, poi controllo il mio pugnale ed è sempre lì.
Riparto verso Vallombrosa e scatto una foto al tramonto austero del Saltino.
Scendo verso Reggello, e nel rassicurante buio crescente dei boschi di castagno i pericoli si attenuano quasi, facilitando la discesa e facendo accarezzare il gas con più confidenza (SCIVOLA – SCIVOLA VAI VIA – NON TE NE ANDARE). Pennellando dolcemente mi ritrovo a Reggello, poi apro un po’ di più e Ostina mi passa accanto in un lampo, superando una fila di auto con camion in testa fino a Vaggio, dove tanti anni fa un meccanico dal quale mi fermai per riparare il filo del gas al CBX mi disse che in moto non c’era bisogno di aver fretta, e porca puttana se non aveva ragione sul serio.
E allora gas chiuso, poi Castagneta in salita, non fa freddo, il motore tira bene in mentre le macchine arrancano un po’, il buio mi accompagna fino alla porta del garage.Controllo il pugnale: è lì, bagnato, leggermente più piccolo, ma molto più appuntito di prima.
Salgo le scale a due a due, sono a casa.
Guardo il pugnale.
E’ lì. Anche il rametto incastonato.
Tutto vero, quindi.Giusto il tempo di una lavatrice.
E’ buffo, me ne accorgo solo adesso: mentre i panni giravano nel cestello, la mia anima girava nella neve e nella moto.Pulita, come nuova.
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Bellissimo giro, bellissime foto e bellissimo racconto… questa è la ricchezza della moto, avere un paio d’ore e sentire l’anima che vaga libera anche solo in un giro senza meta…
Ma la lavatrice alla fine ha fatto il suo dovere o, rientrato a casa, hai trovato tutto allegato?P.S. Quando il nome è lungo… sulla neve… valgono anche le iniziali -
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Quote:bierhoff –io a 15Km da casa ho appena preso il GRA
Mi attrezzerò per posizionare dei cannoni sparaneve in zona sudovest del raccordo
!La lavatrice funziona alla perfezione, sono tornato che aveva già finito.
Il bello di tutto questo è che avrò fatto 50km scarsi
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A volte basta girare l’angolo dietro casa per trovare situazioni eccezionali.
Come diceva Proust, “il viaggio di scoperta non è esplorare nuovi paesaggi, ma guardare con occhi nuovi”, e spesso è proprio vero.…
Tutto ciò lo dico per non rosicare troppo quando qualcuno va in Africa o a Capo Nord
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Caro Panko,
ho appena ri-letto i tuoi tre post,uno più bello dell’altro e…….non ho parole (in genere ne ho sempre tante….) da aggiungere.
Non credo che Marcel Proust andasse in moto, certamente non conobbe la moto John Milton (che, nel 1925, era chiamato “Giovanni” da chi, molto probabilmente, non aveva mai letto “Il Paradiso perduto”.
Se Proust fose andato in moto la sua “Recherche”, già trascendente, avrebbe avuto un respiro ancora più ampio, pur senza mai ritrovare il tempo perduto.
Non “rosicare” quando leggi di viaggi in Africa o a CapoNord; non è “dove” si viaggia ma “come” si viaggia. Il tuo vagabondare nell’immensità della quiete di Vallombrosa non conosce confini e va ben oltre un immaginario giro del mondo.
Il tuo stiletto di ghiaccio, a guardarlo bene, scrutando l’intima inclusione che Madre Natura ha voluto incastonare nell’elsa, quasi a decorarla, non incute freddo, non risveglia un senso di gelo, ma….. potere della Poesia, scalda il cuore.
Grazie Panko
P.S. La metafora della catarsi e della lavatrice è una “chicca” deliziosa ed “azzeccata”! Complimenti!
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Bravo Pako. 
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