Estate 2016. Non c’è miglior modo di buttare al vento un piccolo viaggio di 4 giorni se non partire, da solo, con Sacks. Lui, la sua dannata antiacqua arancione e l’infinita capacità di attrarre il maltempo. Tutto era organizzato da mesi, almeno 7. Certo ci aspettavamo una partecipazione più importante visto l’itinerario di particolare interesse. Partire dall’Italia per entrare in Francia in direzione Verdon. Attraversare la Provenza, con la sua lavanda, per risalire il Ventoux e raggiungere le gole dell’Ardeches. Lasciarselo alle spalle per immergersi nel parco del Vercors con le sue gole e quindi rientrare dal colle della Maddalena e Piccolo San Bernardo di nuovo in Italia.
La formula sempre la più vincente. Quattro giorni pieni, itinerario di massima solo in testa e nessun tragitto su GPS. Solo cartine in mano, tappe e strade decise di volta in volta al momento ogni sera per il giorno dopo. Nulla di prenotato, tenda e sacco a pelo al seguito.
Per lo zio Jesse un tagliando, costosissimo, prima della partenza, una borsa a rotolo legata dietro e le immancabili Zega. Gomme di rappresentanza “tassello veloce” per essere pronti a qualsiasi evenienza.
Proprio il tassello veloce si rivelerà la scelta più azzeccata. Partire con delle M+S in pieno luglio per la zona più calda della Francia può sembrare un azzardo ma, come vedrete poi dalle foto, han permesso di affrontare i quasi 2.000 km sul bagnato pieni di curve senza mai un accenno di incertezza.
Giorno 1
Italia – Verdon
Sveglia presto per essere già in marcia alle 7:30. L’appuntamento è dalle parti di Asti. L’autostrada passa veloce. Solo qualche intoppo nell’attraversare la tangenziale di Milano in orario pendolari di un giovedì qualsiasi cosi equipaggiato. Ma una certa soddisfazione nel percorrere quei chilometri tra sfortunati costretti a recarsi nel posto di lavoro come tutte le mattine per guadagnare dei soldi che si spenderanno cosi alla svelta da doverci tornare anche domani. Oggi vedo tutto con occhi diversi. Anche se solo per un paio di giorni mi sono estraniato dalla routine della normalità (o anormalità) e sto viaggiando lento, senza obblighi, riprendendomi il mio tempo per fare quello che veramente voglio fare. Ho poche cose con me ma sento di avere tutto quello che mi serve. Il resto è diventato superfluo e potrei farne a meno per il resto della vita senza dover tornare in coda, fra qualche giorno, con tutta questa gente.
Poi so già che finito questo viaggio in realtà tutto tornerà come prima, ma in quel momento mi piaceva pensarla cosi.
L’arrivo in Francia si fa passando da Cuneo e quindi su verso Chianale con allungatoia verso il “passo mai fatto”. Il Sampeyre. Li segnato sulla carta e spesso ignorato. Tutto veramente perfetto se non fosse che ormai Asti è passata e non sono più solo. A farmi compagnia Sacks e la sua antiacqua dannata arancione! Le nuvole ci accompagnano sino in cima al passo per poi chiudersi e scatenare l’inferno. Le due foto sopra sono le uniche che son riuscito a scattare pochi secondi prima del diluvio universale che ci accompagnerà sino alla salita di Chianale.
Una sofferenza. Ho anche tolto il visierino anti appannante dal casco prima della partenza perchè rigato e fastidioso. In realtà l’ho con me ma piove troppo per riuscire a montarlo senza bagnarlo. La discesa è infinita fatta con il casco mezzo aperto e l’acqua che sbatte sugli occhi.
Ingresso in Francia dal Colle dell’Agnello. Il tempo tiene e sul passo riusciamo a fermarci per sgocciolare e sgranocchiare un po’ di frutta secca. Buona, anche perchè si rivelerà essere l’unica nostra fonte di sostentamento sino a sera. La strada prosegue scendendo a sud e passando per il passo della Cayolle e poi via sul traverso per Colmars.
Il traverso verso Colmars ci regala un po’ di sole oltre a tante curve. Abbiam fatto bene a passarci e siamo anche in anticipo sulla tabella di marcia. Cosi da portarci già alle porte del Verdon per le 7 di sera. Quasi 12 ore di marcia. Il boxer ha borbottato dall’alba al tramonto e siamo già al resort scelto da Sacks. Più che resort è il peggior campeggio di tutta la Francia.
Il campeggio zero stelle ha una piazzola libera che ci viene assegnata. Prezzo popolare con una sgargiante offerta appesa in bacheca: 19,90€ per due persone tutto incluso. La scheda di registrazione mi viene fatta compilare con una matita ben temperata dall’anziana signora che lo gestisce. Sono visibilissimi i solchi sul cartoncino di chi ha scritto con la stessa matita prima che qualcuno con la gomma da cancellare rimettesse a nuovo il tutto. Neppure il tempo di scrivere nome, cognome, mezzo indirizzo e la gentile anziana signora mi fa cenno che bastava cosi. Bhè ovvio, avrebbe avuto troppo da cancellare se avessi proseguito con località, cittadinanza, date varie e documento di riconoscimento. Paghiamo i 19,90€ rigorosamente anticipati e il supplemento per la tassa di soggiorno. Vista la registrazione dubito che quei pochi centesimi per la tassa di soggiorno vadano veramente in tasse ma ci facciamo una risata e via.
La formula All inclusive è presto spiegata. Non c’è proprio niente, neppure l’acqua calda nelle docce. In pratica è incluso tutto quello che c’è. Non essendoci nulla i conti son presto fatti.
Ci sfamiamo in uno dei bar/ristorantini del paese mangiando in abbondanza anche per il pranzo saltato. Prima di andare a dormire vado a prendere due bottigliette d’acqua in un baracchino ambulante fuori dal camping. Ne prenderò solo un litro visto il prezzo di ben 2€/Lt. Quando sarà finita berremo benzina dai serbatoi che costa solo 1,25€/lt.
Giorno 2
Verdon – Gole dell’Ardeches
Il secondo giorno si fa tragico. La partenza asciutta dura pochissimi chilometri e ci costringe quasi subito ad una frettolosa vestizione. E l’incubo ritorna. Sakcs e la sua dannata antiacqua arancione si materializza nuovamente lasciando poche speranze. Le gole del Verdon scorrono velocemente. Più che il Verdon lo sguarda cerca sempre di mirare l’orizzonte alla ricerca degli spiragli luminosi. C’è poco da fare, da ogni parte acqua.
Decidiamo di fare una tappa a Moustier perchè ha smesso di piovere e forse se attendiamo riusciamo a non passare sotto alla perturbazione. L’idea fallisce miseramente e siamo costretti a ripartire di nuovo sotto il diluvio. Dentro un casco sempre più appannato attraversiamo la provenza. Il visierino è rimasto ancora nelle borse a anche oggi impossibile fermarsi a montarlo. La lavanda è stata già raccolta ma l’odore è comunque forte. Tutti i sensi sono stimolati. Le vibrazioni del boxer, gli odori della lavanda, il gusto dell’acqua che arriva in bocco dal casco mezzo aperto e il passaggio dai 30 ai 12 gradi.
Arriviamo finalmente sul monte Ventoux senza poter godere della vista. Pioggia e nebbia non lasciano vedere la pianura.
Un attimo di tregua è data dal tempo verso sera. Riusciamo cosi a fermarci per due fotografie all’ ABBazia (quella con due B).
Ormai è sera e siamo alle porte delle gole dell’Ardeches. Campeggiamo per la notte in un camping degno del nome con piscina! Alla reception ci spiegano, in inglese, che l’accesso alla piscina è consentito solo con costume e non con pantaloncini o bermuda. Non ci capiamo immediatamente e intendo che è consentito il costume ma non i bermuda che per me bergamasco sono i pantaloncini di cotone. In realtà scopriremo dopo che intendevano il costume fatto a bermuda. Veniamo cacciati fuori non appena ci tuffiamo. Non abbiamo ancora capito se sia stato il mio costume giallo fluo o i bermuda a fiori di Sacks ad attirare l’attenzione e farci beccare.
Poco male, ora ci sta una bella cena per recuperare e poi a dormire.
Giorno 3
Gole dell’Ardeches – Vercors
Il terzo giorno parte asciutto e ci regala finalmente un passaggio incantevole sulle gole dell’Ardeches.
Le capre. Le capre sulla strada dell’Ardeches che ti guardano o attraversano disinteressate. Ma non c’è tempo di fermarsi troppo. Abbiamo un trasferimento che deve portarci nel Vercors oggi. E con il trasferimento si trasferiscono anche le speranze. Il tempo peggiora nuovamente e velocemente. Entriamo nel parco di nuovo sotto l’acqua e risaliamo in quota finendo in una nebbia con 10 metri di visibilità. Chilometri e chilometri senza vedere nulla. Quattro frecce accese e 20km/h. Sulla cartina vedo segnati tantissimi punti panoramici. Ci stiamo proprio passando ma le condizioni restano proibitive. Nulla da fare per tutto, e dico tutto, il Vercors. Prendendolo da nord le uniche foto con visibilità fatte sono quelle che seguono. Scattate tutte in circa 5 km di strada. Il resto bianco assoluto. Posso dirlo, non ho visto il Vercors.
La quantità di acqua presa oggi è notevole. Arriviamo verso sera a Le Mure e troviamo fortunatamente un alberghetto che ci ospita per la notte. La situazione. è drammatica. L’equipaggiamento ultra decennale non ha retto. La dannata antiacqua arancione di Sacks ha mollato e sembra se la sia fatta addosso. Forse questa volta si convincerà a cambiarla. La situazione non è migliore per me. Ero partito con gli stivali in goretex che ormai, usurati, avevano la membrana consumata. Piedi completamente bagnati e stivale zuppo all’interno. La stanzetta dell’albergo è un buco subito convertito a Dry Room.
La sera ci lasciamo andare e riscattiamo le fatiche di questi tre giorni cenando a Le Mèlèzei coccolati come poche volte accade.
Giorno 4
Vercors – Italia
E’ il giorno di rientro. Ci aspettano 600km e c’è poco tempo da perdere. Il rientro passa veloce dal colle della Maddalena e Piccolo San Bernardo. Troviamo comunque il tempo per una tappa ad Aosta dove ad aspettarci troviamo Tina, una fan dei NetRaiders. Ma questa è un altra storia. Non sapevo avessimo un fan club. Personalmente la cosa mi ha un po’ spaziato. Non avevo mai pensato a una cosa simile. Non cerco fan, forse non li vorrei neppure. Viaggio per il piacere personale di farlo. Per quello che mi da. Lo racconto su questo sito per condividere le mie esperienze e regalare qualche momento di divagazione a chi apprezza. Trovare Tina che, in silenzio, ha letto tutti i resoconti pubblicati trovando piacere nel farlo e averla incontrata mi ha fatto pensare per il resto del ritorno.
Anno particolare questo 2016. Molto sta cambiando….
Theo
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