Ritorno al fango

Primo giro sulla Betina Rev 3.
Dopo aver indossato le asterix, stivali ecc. (tranne l’armatura – ma ho usato la fascia da moto per la schiena) mi accingo a fare la miscela dopo almeno 25 anni… Olio, benza, pieno. Pronto! La targa l’ho agganciata ad uno zainetto indossato. Parte al primo colpo e fa impressione per la compressione che ha il motore e per come tiene il minimo, come solo un due tempi sa fare. Ten! Ten!
Ten! Ten! Ten! Ten! Ten! Ten! Ten! Ten! Uno spettacolo! Il motore tira ai bassi da far impressione, fa più rumore al minimo che ad aprire. Si può partire anche in terza,  Ten! Ten! Ten! Ten! Ten! e va che è una bellezza. Se guidando in piedi apri si alza di 50 cm e si ferma lì. Impressionante la sua agilità su strada.

Con un po’ di strizza per eventuali incontri poliziechi (targa sulla schiena, niente frecce ne specchietti) sono salito fino a San Quirico dove tante volte ho girato, prima con la Alp poi con l’RR. Inizia la salita sterrata, bei canaloni e pietre, sembra di fare enduro al rallentatore, Ten! Ten! Ten! Ten! Ten! e lei sale, scatta di qua e di là dal canalone, non capisco in che marcia sono ma andare piano da’ gusto! Si può anche aprire e filare un po’ di più ma non c’è gusto per quanto sia divertente ricamare con le traiettorie.

Salgo per strade piene di foglie che nascondono pietre, pozzanghere e canali, lei tranquilla non si sgomenta e come una lucertola sale senza scomporsi, permettendo di guardare la strada e correggere la traiettoria se non offre sicurezza. Giunto sulla cima della collina scendo nei sentieri usati per l’enduro cattivo. In discesa è come in salita, tranquilla e serena discende alla velocità che voglio. Il freno posteriore è un po’ duro ma capisco perchè, ha un bel freno motore e se sapientemente usato non richiede freni di sorta.

Provo a fare qualche passaggio un po’ più difficile, un sentiero roccioso con un canale di pietra al centro profondo una 70ina di cm e pieno di rami e sassi. Lei va su che sembra pagata, sono io che non le sto più dietro, il fisico inizia ad accusare mesi d’ozio, sbaglio traiettoria e mi fermo in una posizione che con l’RR mi avrebbe ucciso. Alzo il muso, la butto nel canale, la giro di peso e scendo allegramente provando una strada alternativa. Di nuovo il fisico cede, sono senza fiato ma lei andrebbe liscia. Torno inidetro, prendo slancio e (ma in che marcia sono? bho?) salgo, Ten! Ten! Ten! Ten! Ten! Ten!un ramo mi strappa il braccio sinistro dal manubrio, mi trovo ad osservare che: la moto continua a sailire, giudata con una mano sola – non capisco come fa – oddio e ora che succede? Ma come, sono già in cima?

Inizia il crepuscolo, meglio scendere a valle. In discesa alla lungo è un po’ faticosa ma mai quanto la Alp, penso sia più un fatto di abitudine che altro. Gli ultimi metri di sterrato li faccio seduti, non ce la faccio più.. Asfalto e viaggetto verso casa ad occhi aperti. Dopo circa due ore rientro, inzuppato fradicio ma felice. Una botta d’acqua ed ora riposa in garage.

Lamps!