La Raticosa … così vicina, così lontana… :)

Ore 18,30 telefonata della Mari “allora, cosa fai?”
Ci penso ma mentre valuto i si e i no, mi accorgo che sto giò scendendo in garage… apro l’armadietto con tutto il necessario e, come un cavaliere che tira fuori l’armatura dopo tanto tempo dall’ultima giostra, provo già piacere nel maneggiare giacca, pantaloni, stivali, casco… la moto mi guarda chiedendomi se faccio sul serio o se si tratta dell’ennesima finta… scalpita e, per farmelo capire, si accende appena sfioro il pulsante che le conferma il fatto che questa volta si va davvero… ultimi rituali, infilo i guanti, apro il cancello e via, direzione Raticosa… sono le 19,15, la strada è quasi deserta, c’è un vento particolarmente forte e traditore… mi trovo in piena piega nei rettilinei, mi appoggio al vento nell’impostare la curva per poi sentirlo scomparire in piena curva e rialzare la moto con l’accelleratore… ma la moto va e io con lei… nei brevi tratti senza vento, provo a pennellare le curve… la moto è contenta e me lo dimostra scodinzolando… forse troppo… arrivo a destinazione, una villetta a 3 km dal passo, appena fuori Monghidoro… fa freddo ma è una sensazione quasi piacevole… il viaggio è finito ma, diversamente dalle altre volte, non mi dispiace… entro e trovo il sorriso di una giovane mamma e quello di un cucciolo d’uomo che riconosce la voce del papà e, tronfio e alleggerito (appena fatto il pieno di latte e il cambio pannolino… praticamente un mini tagliando 😀 ), si spertica in sorrisi a piena bocca con schiocco della lingua… 🙂
Sono 2 giorni che non lo vedo, non me lo stacco di dosso… ruttino? ci penso io… cambiarlo e lavarlo? ci penso io… ninnarlo? ci penso io… allattarlo? uffa… 😀
Dopocena decido di fermarmi a dormire, sono stanco, è tardi ed il vento continua ad aumentare… nel lettone con la Mari a chiacchierare fino a quando non si addormenta a metà discorso… sarà solo la sua stanchezza o anche la mia logorrea ha un suo peso? Non mi rispondo e spengo la luce… 😀
Questa mattina sveglia presto… si fa per dire, con quel vento non ho chiuso occhio… il primo piano, dove si trovano le camere, è fatto con assi di legno ed il vento era talmente forte che la parete si gonfiava verso l’interno… mentre mi chiedevo in quale delle 3 case dei 3 piccoli porcellini mi trovassi, ho quasi rimpianto l’afa silenziosa di Bologna… 😀
Ho ancora un po’ di tempo, Nicolò è sveglio… lo prendo nel lettone con noi e lo metto sulle mie gambe mentre la mamma ancora dorme… iniziamo a parlare, lui mi sorride ed emette tanti strani versi… dall’espressione che li accompagnia, per lui devono essere suoni pieni di significati… d’altronde io faccio la stessa cosa ai suoi occhi… per il momento abbiamo 2 linguaggi differenti… ognuno dice qualcosa all’altro ma senza essere capito… i sorrisi, invece, sono inequivocabili… l’espressione che sostituisce i suoi sorrisi, altrettanto inequivocabilmente, significa che è ora di attaccarsi alla mamma… l’espressione che sostituisce i miei sorrisi, altrettanto inequivocabilmente, significa che è ora di tornare a Bologna…
Scendo, mi preparo, un veloce caffè ed esco… il vento è ancora aumentato, nel giardino ci sono rami caduti dagli alberi, le sedie ed il tavolo di plastica si trovano in ordine sparso, vicino alla cariola di ferro e altri oggetti che hanno passato la notte subendo i capricci del vento… ma la moto è ancora ferma, appoggiata al cavalletto laterale…
Saluto tutti e parto… le nuvole basse corrono velocissime, alcune portano un po’ d’acqua ma fortunatamente, dopo avermi scaricato addosso qualche goccia, mi superano e finiscono col bagnare la strada dove passerò… il vento invece non da tregua, mi ritrovo a fare rettilinei in piega e a fare attenzione nell’appoggio traditore in curva… la moto è contenta e me lo dimostra scodinzolando… forse troppo… arrivo a casa, il vento c’è ancora, meno forte ma sembra il Ghibli, il caldo vento d